Nella preparazione al tuffo hai deciso consapevolmente di focalizzarti su un oggetto di attenzione? Su quali aspetti del tuffo hai deciso di concentrarti?
Quando entro in acqua la consapevolezza che ho è quella di varcare una soglia che mi teletrasporta in un mondo nuovo, bello e morbido, rilassante, silenzioso e blu. Mi focalizzo immediatamente e mi concentro per assorbire al massimo quello che questo mondo mi dà e mi trasmette. Successivamente e lentamente inizio a prendere coscienza dello spazio che occupo. Sento il mio corpo, percepisco il galleggiamento e il suo variare al variare del mio respiro. Sento il mio respiro. Sempre a galla mi vivo il tuffo che dovrò ancora fare! Lo vivo però da un punto di vista emozionale, pensando non tanto al gesto tecnico ma alle sensazioni che il tuffo mi dà mentre scendo o durante la risalita.
Nelle diverse fasi del tuffo, vi è capitato di accorgervi di aver perso l’attenzione? e se sì, vi è stata utile la pratica allenata con la mindfulness per riportare l’attenzione dove desideravate?
Certamente, sono molte le variabili che ti fanno perdere l’attenzione e il rilassamento . La pratica della mindfulness mi sta dando un grosso supporto per mantenere l’attenzione. Mi ha anche fatto capire come trasformare anche un elemento di disturbo in un possibile aggancio da utilizzare come ponte di collegamento verso il focus principale.
Nella preparazione al tuffo hai deciso consapevolmente di focalizzarti su un oggetto di attenzione? Su quali aspetti del tuffo hai deciso di concentrarti?
Tuffandomi spesso al lago, dove la temperatura dell’acqua diminuisce sensibilmente con l’aumentare della profondità, ho provato a focalizzare la mia attenzione su quella variazione di temperatura e sulle sensazioni che ne derivano. Sono comunque in una fase di sperimentazione, non credo sia un punto di arrivo.
Nelle diverse fasi del tuffo, vi è capitato di accorgervi di aver perso l’attenzione? e se sì, vi è stata utile la pratica allenata con la mindfulness per riportare l’attenzione dove desideravate?
Nelle giornate “no” mi capita di perdere la concentrazione soprattutto nella fase di risalita, nella quale a volte mi distraggo facendo una sorta di bilancio del singolo tuffo, della giornata di allenamento, della mia condizione nell’intera stagione o addirittura di tutta la mia vita apneistica e mi vengono alla mente domande come “ma chi te lo fa fare?”, “non potevi giocare a calcetto come tutti i quarantenni?”. Sto cercando di essere più gentile con me stesso riprendendo le redini della concentrazione con delicatezza, non prima di essermi ricordato che a calcetto ci giocavo ma non ero mica poi gran che!
Nella preparazione al tuffo hai deciso consapevolmente di focalizzarti su un oggetto di attenzione? Su quali aspetti del tuffo hai deciso di concentrarti?
Quando sono in mare, pianifico sempre la tipologia di allenamento, quindi la risposta alla prima domanda è affermativa. Gli aspetti principali sui quali ho deciso di concentrarmi riguardano la compensazione e soprattutto la traslazione aerea che sono i pilastri sui cui si basa l’apnea in mare. Avevo già provato a fare qualcosa di simile ed è stato sorprendente scoprire come le sensazioni alle quali avevo dato un nome e un cognome, in realtà siano diverse da come le avevo catalogate. Ancora più sorprendente è stato scoprire che tramite gli esercizi di mindfulness il mio grado di “ascolto” in mare è migliorato in maniera esponenziale.
Nelle diverse fasi del tuffo, vi è capitato di accorgervi di aver perso l’attenzione? e se sì, vi è stata utile la pratica allenata con la mindfulness per riportare l’attenzione dove desideravate?
In mare è molto facile perdere l’attenzione, la corrente, il freddo, le onde di certo non aiutano. La pratica della mindfulness si sta rivelando di grandissimo aiuto, sia per mantenere alto il livello di attenzione, sia per recuperarla nel momento in cui ti accorgi di averla persa. L’idea che mi sono fatto è che la mindfulness sia una pratica che, per dare i sui frutti, ha bisogno di essere allenata ed è impensabile farlo non solo in mare. Con la pratica a secco ci si allena a raggiungere il livello di consapevolezza necessario ad aprire le porte dell’ascolto in mare.
La prossima settimana i nostri Esploratori risponderanno a queste domande
Focalizza l’attenzione sul momento in cui interrompi la performance. Rimani in quel momento per alcuni istanti e chiediti:
ho deciso consapevolmente di interrompere o mi sono ritrovato a farlo in modo reattivo/istintivo?
Di questi tre eventi, quale è quello che ti porta a interrompere o concludere la performance più frequentemente?
- un pensiero (come: è passato troppo tempo, desidero uscire nel pieno del controllo…)
- un’emozione (come: paura del black out, ansia, timore dell’ignoto..)
- una sensazione fisica (come: contrazioni diaframmatiche, dolori alle gambe, difficolta a compensare…)
In che modo ti sta aiutando allenare l’attenzione con la pratica della mindfulness?
Clicca qui per scoprire cosa hanno risposto!
Stay tuned!