3 Diario dell’Apneista Esploratore – Settimana 5

Focalizza l’attenzione sul momento in cui interrompi la performance. Rimani in quel momento per alcuni istanti e chiediti: ho deciso consapevolmente di interrompere o mi sono ritrovato a farlo in modo reattivo/istintivo?

Interrompo sempre per una decisione consapevole, anche se con marcate differenze tra l’apnea indoor e l’apnea profonda.

Di questi tre eventi, quale è quello che ti porta a interrompere o concludere la performance più frequentemente?

  • Un pensiero (come: è passato troppo tempo, desidero uscire nel pieno del controllo…)
  • Un’emozione (come: paura del black out, ansia, timore dell’ignoto..)
  • Una sensazione fisica (come: contrazioni diaframmatiche, dolori alle gambe, difficolta a compensare…)

Nel caso dell’apnea indoor la decisione di interrompere la prestazione è sempre frutto di una lunga contrattazione: le fasi finali di una apnea statica o di una apnea dinamica sono sempre di grande sofferenza, ma è una sofferenza che so benissimo di poter interrompere in qualunque momento, basta un attimo per tornare in superficie respirare. Interrompo quindi la prestazione quando sento di essere al limite fisicamente, e consapevolmente decido di non voler superare quel limite. Nell’apnea profonda invece la scelta di virare per tornare in superficie è il frutto di un calcolo, una stima delle proprie forze necessarie per tornare a respirare quando la superficie è distante parecchi secondi e parecchi metri. Interrompo quindi la prestazione sulla base di un calcolo razionale, ben prima che si manifesti la sofferenza fisica vera e propria.

In che modo ti sta aiutando allenare l’attenzione con la pratica della mindfulness?

La mindfulness in apnea mi sta dando maggiore consapevolezza di quello che faccio nel momento in cui lo faccio. Questa presenza nel qui e ora toglie dalla performance il peso psicologico dell’aspettativa e del giudizio che minano tanto il risultato finale quanto il piacere di vivere quel momento preciso in cui sto praticando lo sport che amo. 

 

Giovanni Bianco

Focalizza l’attenzione sul momento in cui interrompi la performance. Rimani in quel momento per alcuni istanti e chiediti: ho deciso consapevolmente di interrompere o mi sono ritrovato a farlo in modo reattivo/istintivo?

Nell’ultimo mese ho notato un cambiamento radicale nelle mie apnee, ho iniziato a decidere in maniera consapevole quando girare e tornare su. Purtroppo non ho ancora avuto modo di provare tuffi più stressanti per vedere come la componente reattivo/istintiva vada ad interferire nella discesa, ma il risultato ad oggi ottenuto è già strepitoso!

Di questi tre eventi, quale è quello che ti porta a interrompere o concludere la performance più frequentemente?

  • Un pensiero (come: è passato troppo tempo, desidero uscire nel pieno del controllo…)
  • Un’emozione (come: paura del black out, ansia, timore dell’ignoto..)
  • Una sensazione fisica (come: contrazioni diaframmatiche, dolori alle gambe, difficolta a compensare…)

Avendo avuto esperienze “negative”, il motivo più frequente è senz’altro la paura del black out. I pensieri più ricorrenti sono ecco sono sceso troppo, ecco adesso mi spengo ed inevitabilmente entro in uno stato psicologico che mi impedisce di avere il controllo della performance e del mio corpo. 

In che modo ti sta aiutando allenare l’attenzione con la pratica della mindfulness?

La mindfulness mi sta aiutando perchè mi tiene vincolato al momento ed impedisce alla previsione della paura del blackout di prendere il sopravvento. Ho notato un aumento esponenziale delle performance, addirittura in certi casi raddoppiando gli abituali tempi di apnea.

 

Alessandro Unali

Focalizza l’attenzione sul momento in cui interrompi la performance. Rimani in quel momento per alcuni istanti e chiediti: ho deciso consapevolmente di interrompere o mi sono ritrovato a farlo in modo reattivo/istintivo?

Durante un tuffo sono molteplici i fattori che mi portano a decidere se interrompere o meno la perfomance, a dire il vero mi piace poco il termine perfomance, preferisco chiamarlo tuffo nel mio caso; I fattori principali sono soprattutto  quelli legati al rilassamento, quando viene a mancare si porta dietro, a catena, problematiche di natura compensatoria oppure di paura. Esatto Paura!!! Quindi giro e risalgo.

Di questi tre eventi, quale è quello che ti porta a interrompere o concludere la performance più frequentemente?

  • Un pensiero (come: è passato troppo tempo, desidero uscire nel pieno del controllo…)
  • Un’emozione (come: paura del black out, ansia, timore dell’ignoto..)
  • Una sensazione fisica (come: contrazioni diaframmatiche, dolori alle gambe, difficolta a compensare…)

Succede sovente che sia un pensiero…Direi che penso al tempo e se ci penso è il momento di risalire. Raramente un’emozione, a meno della paura di cui ho detto sopra, o una sensazione fisica, tranne una volta che dovetti decidere di interrompere a causa di un forte dolore alle gambe. Venivo però da un periodo di poco allenamento.

In che modo ti sta aiutando allenare l’attenzione con la pratica della mindfulness?

Mi sta aiutando soprattutto a mantenere alto il livello di attenzione sul focus che mi sono prefissato.

 

I nostri esploratori sono ormai giunti alla fine di questo primo percorso di incontri online dedicati alla mindfulness. Per cui le ultime impressioni riportate nelle pagine di questo diario avranno molto a che fare con i cambiamenti percepiti durante il tuffo:

Quanto e come è cambiata la tua attenzione durante l’apnea:

  • più focalizzata, ovvero capace di concentrarsi su un oggetto specifico, 
  • più flessibile, capace di spostarsi su più focus (dal respiro, ad un segnale dal corpo, ad un’emozione) senza perdersi 
  • più aperta, ovvero in contatto con un campo più ampio (dalle sensazioni del corpo, alle emozioni, ai pensieri, a ciò che succede intorno come i suoni dell’ambiente)
  • osservante, ovvero quell’attenzione capace di osservare ciò che ci succede come dall’esterno, senza farsi travolgere da pensieri o emozioni
  • altro

Stay tuned!   

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